

Il mese è stato caratterizzato dalla positività degli indici azionari, dalla prosecuzione della debolezza del dollaro e, nelle materie prime, dalla stabilizzazione dell’oro e dal rafforzamento del petrolio.
Gli indici azionari americani hanno segnato nuovi record storici e, sovraperformando gli indici del resto del mondo per il secondo mese consecutivo, stanno recuperando la sottoperformance relativa accumulata nel primo trimestre. Le obbligazioni americane hanno sovraperformato rispetto a quelle europee, con una marginale riduzione dei rendimenti nella parte medio lunga della curva americana a fronte di un marginale aumento di quelli europei, che hanno risentito, tra l’altro, dell’accordo in sede NATO per l’aumento del budget per la difesa, che implica un aumento della spesa e del debito pubblico.
Gli indicatori di sentiment degli investitori sono migliorati grazie a risultati aziendali positivi, in particolare nella tecnologia e nelle comunicazioni, ed alla progressiva riduzione dell’attenzione al flusso di notizie sulle trattative commerciali tra Stati Uniti e resto del mondo, che ha permesso alla parte ciclica dei mercati di sovraperformare rispetto a quella difensiva.
Si è chiuso un semestre caratterizzato da fasi di elevata volatilità, importanti movimenti di tutte le asset class, cambiamenti significativi nel sentiment degli investitori e crescenti tensioni geopolitiche, sia con riferimento ai conflitti in Ucraina e Medio Oriente, sia in generale nelle relazioni internazionali, di cui l’aumento dei budget per la difesa e la riallocazione dei capitali al difuori degli USA e del dollaro sono due conseguenze significative. Un semestre in cui gli indici azionari hanno proseguito il rialzo del 2024, i rendimenti obbligazionari sono tendenzialmente aumentati nella parte medio lunga delle curve, l’oro ha raggiunto nuovi massimi con un rialzo superiore al 20% in dollari e il dollaro si è indebolito di oltre il 10% sui principali cross.
L’esposizione al dollaro è uno dei fattori che più ha condizionato le performance degli investimenti ed i risultati dei portafogli in questi primi sei mesi del 2025: basti pensare che la positività generalizzata degli indici azionari (+10% l’MSCI All Country World nella sua divisa di riferimento, il dollaro) si trasforma in una perdita di circa il 3% per gli investitori in euro proprio a causa del rafforzamento dell’euro sul dollaro. Probabilmente si tratta di un indebolimento voluto dall’amministrazione USA, che vede nella debolezza del dollaro un possibile aumento di competitività, ma allo stesso tempo è un indebolimento determinato da una perdita di interesse verso gli asset in dollari da parte degli investitori internazionali, che rischia di avere implicazioni importanti in termini di asset allocation nei mesi e negli anni a venire, e per questo riteniamo debba essere attentamente valutata anche nella seconda parte dell’anno.
Il portafoglio ha progressivamente incrementato il profilo di rischio attraverso l’aumento dell’esposizione alle azioni (+35,8%). Abbiamo aumentato il peso delle azioni americane (USA +30%, Canada +2%) ed europee (+5%) a fronte di una marginale riduzione del peso di quelle giapponesi ed australiane (-1% ognuno). A livello settoriale abbiamo aumentato l’esposizione a information technology (+10%), industriali e finanziari (+2% ognuno) e ridotto consumer discretionary (2%) e consumer staples (-14%). Nelle obbligazioni abbiamo aumentato l’esposizione al debito governativo (+8,5%) mantenendo invariata la duration a 0,9 anni.
Nelle materie prime abbiamo aumentato il peso di oro (+0,5%) e uranio (+1%).
Nelle divise abbiamo ridotto l’esposizione a dollari USA (-14%) e sterline (-10%) a fronte di acquisti di franchi svizzeri (+20%) ed euro (+10%).